A tu per tu con l’autrice del libro LGBT “Che Dio me la mandi bona”, intervista a Valentina Lattanzio

Un libro leggero che ci racconta la vita di quattro donne lesbiche, intervista alla scrittrice: Valentina Lattanzio.

Ciao Valentina, innanzitutto complimenti per il libro, io che l’ho letto posso affermare che è una storia molto bella e lo consiglio vivamente! Detto ciò com’è nata l’idea di scrivere un libro a tema LGBT?

L’idea è nata perché innanzitutto siamo in un periodo in cui il tema lgbt è molto attuale, e sta pian piano finalmente progredendo anche in Italia. 

Volevo trasmettere un messaggio positivo, allegro, raffigurare il mondo gay dal punto di vista femminile, dipingendolo per quello che è: i quattro personaggi così contraddistinti fra loro dimostrano che anche nella realtà le donne omosessuali non sono etichettabili in un unico concetto standard, prima di essere lesbiche sono DONNE. Ognuna col proprio carattere, le proprie debolezze e la propria personalità, esattamente come le donne etero. 

Spero che leggendo questo libro, le ragazze che ancora vivono nell’ombra possano trovare il coraggio di fare coming out, di esporsi, di sentirsi “normali” e libere di uscire alla luce del sole.

Quanto tempo ci hai impiegato a scriverlo?

Ci ho impiegato circa un anno, conciliando la scrittura ai miei impegni lavorativi, senza contare i mesi di editing affiancata dall’ottima squadra di editori Milena Edizioni. 

Una volta scritto ho partecipato a un torneo letterario, dove i lettori erano anche i giudici delle opere rivali. E’ stato divertente, perché ho ricevuto giudizi super positivi, ma anche voti totalmente insufficienti, fra cui ne ricordo un in particolare che non aveva apprezzato la trama a sfondo omosessuale, pregiudicando l’opera per una evidente omofobia e non per il mio scritto in sé.

Questo mi ha dato la spinta per rivolgermi a una casa editrice: come sostiene Chloe all’inizio del libro… “se proprio vi ripugna, vi fa senso, vi nausea, vi fa venire le coliche renali al solo pensiero… potete sempre decidere di chiudere questo libro con uno scatto una smorfia schifata e non leggere la mia storia.” 

 

Parlando della storia, senza spoilerare, qual è il tuo personaggio preferito? (Il mio Guenda!)

Mi chiedi il mio personaggio preferito…credimi, sarebbe un po’ come chiedere a una madre il suo figlio preferito. Impossibile per me che li ho generati non amarli tutti. Posso dirti che sicuramente non ho nulla in comune con Beatrice e Stella, mentre sicuramente mi rivedo in alcune caratteristiche di Guenda e in alcune di Chloe!

La storia ha qualcosa di tuo? Mi spiego: ci sono vicende autobiografiche?

Qualcosina lo ammetto, c’è. Ad esempio i primi tempi a Roma anche io come Chloe mi infilavo sotto i tornelli della metro, ma adesso lo giuro, faccio regolarmente il biglietto! (casomai ci fosse qualche controllore fra i miei lettori)

Anche i nomi dei gatti di Chloe, Cardenal Mendoza e Camille, vengono da un mio trascorso.

Cos’hai provato quando finalmente hai avuto il tuo romanzo tra le mani?

Vedere il proprio libro “reale” è stata l’emozione più bella mai provata. Così come vederlo esposto sugli scaffali di una libreria o firmare le prime dediche. Ogni singolo lettore è per me importante, e questo lo assicuro, non cambierà mai. Chi scrive deve la vita dei propri romanzi a chi decide di leggerli.

Pensi di scrivere un sequel o comunque stai lavorando a qualche altro progetto?

I seguiti mi fanno paura perché spesso capita che il secondo non sia mai come il primo, ma forse quelle quattro pazzoidi potrebbero avere ancora qualche simpatica avventura da condividere quindi sì, sto lavorando a qualcosa. 

Quando scrivo sono i personaggi che spesso mi suggeriscono come andare avanti, quasi come se avessero una vita propria, io metto solo su carta ma fanno tutto loro.

E per concludere: come ti è venuta l’idea di questo titolo così originale e simpatico?

Il titolo è volutamente ironico, per riprendere il registro con cui tratto il romanzo. E’ una frase che troviamo espressamente nel terzo capitolo: ” E che Dio te la mandi bona” , “e senza mutande” e in questa carambola di ragazze, fidanzate e amanti varie non poteva che essere più indicato.

Grazie per quest’intervista, ti rinnovo i complimenti e ti auguro tanto successo!

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