Svizzera: l’omofobia diventa un reato

Svizzera: l’omofobia diventa reato

La Svizzera si adegua in tema di diritti civili.

Altra decisione storica per la comunità LGBT è datata 27 settembre 2018 e ci porta direttamente in Svizzera dove l’omofobia e la transfobia diventeranno, presumibilmente da dicembre, reato a tutti gli effetti pertanto, punibili per legge.

Il testo della proposta è stato approvato con 118 voti a favore e 60 contrari (uno scarto incredibile che sottolinea l’importanza della tematica) per il momento dal solo Consiglio Nazionale, dovrà poi passare il vaglio del Consiglio degli Stati per diventare ufficialmente legge.

La revisione del Codice Penale svizzero sancirà perciò, che anche le discriminazioni omofobe devono essere vietate e punite come quelle riguardanti l’etnia, l’origine o la religione. Chi subisce un qualsiasi tipo discriminazione

sulla base del proprio orientamento sessuale potrà fare denuncia e, chi sarà ritenuto colpevole, potrà finire in galera fino a 3 anni.

La proposta porta il nome del consigliere nazionale Mathias Reynard, membro del partito socialista svizzero che, a votazione avvenuta, dichiara:

“L’omofobia non è un’opinione. È un crimine. Un omosessuale su cinque ha tentato il suicidio, la metà prima dei 20 anni. Per questo, è importante dimostrare la presenza dello Stato verso le minoranze più deboli. Questa vittoria manda un segnale forte. Ho già ricevuto centinaia di reazioni”.

 

A seguito della netta vittoria, Reynard commenta così tramite il suo profilo twitter:

 

 

Vittoria! Con 118 contro 60 e 5 astensioni, il Consiglio nazionale accetta la mia iniziativa parlamentare contro l’omofobia e la transfobia! Un magnifico successo per i diritti umani! Il responso finale a dicembre dal Consiglio degli Stati”.

 

Un grande passo avanti per la Svizzera che però è ancora lontana, come la maggior parte dei paesi, dal potersi considerare a tutti gli effetti uno stato LGBTQ-friendly: nel 2007 lo stato permette quelle che ha chiamato “partership civili”, che rappresentano un passo indietro rispetto alle nostre unioni civili, ma chiaramente non basta considerato che nel 2018 le coppie dello stesso sesso ancora non hanno uguali diritti in termini di matrimonio, tasse, fertilità o adozione.

La possibile svolta è ora nelle mani del Consiglio degli Stati e si avrà a dicembre, anche se oggi la comunità LGBTQ+ ha vinto una grandissima battaglia per quanto riguarda i diritti civili, così come dichiarato a Le Temps da Rene Schegg, segretario generale del gruppo LGBTQ di Pink Cross:

La decisione del giorno è un passo importante. Probabilmente riporterà la Svizzera nelle classifiche dell’Associazione internazionale delle persone LGBT, dove il nostro paese occupa attualmente il 22 ° posto dietro Estonia e Ungheria”.

 

Contrari alla proposta svizzera seppur in netta minoranza sono quelli del partito centrista, che si oppongono all’estensione della legge poiché già completa sia dal punto di vista civile che penale.

 

E L’Italia che fa’?

Nonostante l’Italia sia ora guidata dal cosiddetto “governo del cambiamento”, rispetto agli altri paesi vicini siamo sempre il fanalino di coda, poiché il percorso fatto finora è ancora lontano da una meta socialmente accettabile. Era il 2013 quando si parlò nel nostro paese di una legge sull’omofobia, più precisamente “reato di discriminazione e istigazione all’odio e alla violenza omofobica”, proposta dall’onorevole Ivan Scalfarotto. Subito approvata dalla Camera, dopo quattro giorni passa al vaglio del Senato, dove è tutt’ora ferma da cinque anni.

 

-Kla canepari

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