[RUBRICA #Lemaigioiediunalella] Quando la mia ex mi tradì e restò incinta

Per la nostra rubrica “Le mai gioie di una lella” ecco il racconto di Erika.

 

Oggi inauguriamo una nuova rubrica, dove racconteremo delle storie tragicomiche che abbiamo e avete vissuto, in questo primo articolo vi raccontiamo quella di Erika.

Una chiave di basso e una di violino ribaltata. Ecco un cuore, con intrecciate le lettere E e D. Un tatuaggio che avrò sempre con me, per ricordarmi di te, di quanto io ti abbia amata e di quanto tu mi abbia fatta soffrire. Ora, non voglio comporre un romanzo tutto rosa e fiorellini, ma solo condividere con voi le nostre #Lemaigioiediunalella preferite. La mia Mai Una Gioia inizia con una convivenza forzata con lei, con D.

Eravamo in un campeggio in Toscana, facevo la stagione estiva, lei come barista io come animatrice. Abbiamo diviso una roulotte per 3 mesi. Da lì è nato il nostro amore, che è durato 4 anni, senza intoppi e senza problemi: 4 anni di cuoricini, una cosa che se ci penso adesso mi viene il voltastomaco! In questi 4 anni lei ha cambiato diversi lavori, da barista a pizzaiola a cameriera a commessa, io mi sono limitata a laurearmi e nei weekend lavorare come promoter nei supermercati o da Mediaworld.

Nel bel mezzo del cammin di nostra vita, abbiamo deciso di prendere un monolocale insieme. Lei ci viveva con la nostra cagnolina Shilla e io, avendo un rapporto molto burrascoso con la famiglia, ero arrivata al compromesso di passare dei giorni a casa mia e dei giorni nel nostro nido d’amore. Era molto piccolo, ma ideale per noi, confortevole e ben posizionato. Avevamo tutto. Avevo tutto. Ma apparentemente a lei mancava qualcosa.

Non era più soddisfatta del lavoro che stava facendo: diceva che lavorava troppo e guadagnava poco. Lavorava in un ristorante cinese come cameriera. Cambiò lavoro: andò a lavorare come barista in un locale molto bello, ma alquanto discutibile per le frequentazioni.In questo locale, era ormai cliente fisso un pizzaiolo, stile Cicciobello. Io infatti lo chiamavo proprio così e mi rendevo conto che la fissava spesso e tante volte, quando io non potevo riaccompagnarla a casa dopo il lavoro, si sacrificava lui. Io le dicevo che lui ci stava provando, ma lei diceva di no, che non era vero, che ero io che vedevo sempre il marcio nelle persone. E invece il marcio c’era. E la più marcia era lei.

Il giorno del mio venticinquesimo compleanno avevamo deciso che io sarei arrivata nella nostra casetta alla mattina presto per festeggiare prima che lei iniziasse il turno di lavoro. Arrivo alle 7, con tanto di colazione appena presa al bar di sotto, e vedo una prima cosa strana fuori casa: due scarpe da uomo perfettamente allineate fuori la porta. Spesso il cane della vicina prendeva le scarpe del figlio e le portava in giro per il balcone. A volte ci siamo trovate le sue scarpe perfino in casa, ma il punto è che il cane non le mette perfettamente una accanto all’altra! Faccio per inserire le chiavi nella porta e non entrano. Inizio a tirare pestoni sulla porta e comincio ad urlare: «Apri sta cazzo di porta brutta stronza!». Per perdere tempo lei mi rispondeva che non trovava le chiavi di casa…«Le hai nella serratura, apri cazzo!». Mi apre la porta e mi trascina nel bagno, chiudendo addirittura la porta a chiave.

Se non avesse avuto niente da nascondere non mi avrebbe trascinata in bagno chiudendo la porta a chiave! Ovviamente lui era nascosto dentro l’armadio. Dopo mezz’ora di urla, ha ammesso di avermi tradita con niente popò di meno che Cicciobello! Buon compleanno Erika!

Ci siamo lasciate, ma dopo 4 anni non è semplice e quindi continuavamo a vederci. Ogni tanto andavo al locale, ogni tanto lei veniva sotto casa mia. Dopo 6 mesi abbiamo deciso di comune accordo di riprovarci, ma io avevo sempre paura e non ero serena. Ho passato due mesi estivi in Toscana con lei davvero terribili. Ero sempre da sola, perché lei si era fatta aumentare i turni di lavoro per non vedermi, quando eravamo a casa si chiudeva in bagno per messaggiare e poi quando tornava il cellulare era sempre magicamente spento. Mi ero stufata della situazione e un giorno, senza dirle niente, mi sono fatta la valigia e sono tornata a casa mia. Da sua mamma scoprii che dopo due giorni lei aveva fatto scendere in Toscana una persona.

Un giorno mi mandò un messaggio con una foto: era un test di gravidanza con scritto incinta. Era rimasta incinta di quel Cicciobello, ma lei il bambino lo voleva crescere con me. Ancora adesso, dopo due anni, mi dice ancora che mi ama, che lei vuole me, che le dispiace aver rovinato tutto, che lei amerà sempre e solo me. Ma intanto adesso il bambino ha 2 anni e loro fanno i fidanzatini felici nella casa nuova.
Non ho raccontato tutte le varie peripezie che mi ha fatto passare da quando ci siamo fidanzate nuovamente fino alla scoperta della gravidanza. Ci sarebbe da mettersi le mani nei capelli. Sembra già un romanzo così, ma vi assicuro che questa è la vita vera. La mia.
Se vuoi raccontarci la tua storia mandala a divaelesbica@gmail.com la pubblicheremo anche in maniera anonima a seconda della richiesta!
Erika Scheggia.
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