Lettere a Babbo Natale

Lettere a Babbo Natale.

Lettera #1

“Caro Babbo Natale,

è da tanto tempo che non ti scrivo. Quello che volevo scriverti non avresti potuto portarlo dentro il sacco dei regali. Avrei voluto chiederti semplicementeuna cosa: “Voglio non sentirmi più sbagliata, voglio essere come tutti gli altri”.

Semplicemente, sapevo che non avresti potuto fare niente, per questo non ti ho scritto. Poi mi hanno detto che non esistevi, ed io erroneamente ci ho creduto. Volevano distruggere così la mia immaginazione. Proprio l’immaginazione, in tutti questi anni, mi ha fatto esprimere tanti desideri: un bacio dato alla mia migliore amica, uno sguardo ricambiato ad una ragazza incrociata per strada, un primo appuntamento. L’immaginazione è stata l’unica cosa che ha alimentato l’amore che avevo dentro. Mi sentivo comunque sbagliata, perché sapevo che gli altri vedevano con occhi differenti dai miei i sentimenti che provavo. Alimentare questo amore…avrei potuto solo farlo nei miei sogni, dove sei sempre stato tu. La realtà è stata ben diversa. Cresceva dentro di me un malessere perché non potevo essere ciò che sono alla luce del sole.

Ho capito dopo tempo che per cambiare le cose avrei potuto solo partire da me. E quel fatidico giorno scelsi di fare coming out con tutta la famiglia. La vigilia di Natale, sperando tu potessi portarmi fortuna. Avevo deciso di lanciare questa bomba atomica perché ero stanca di sentirmi male, stanca della solita domanda “e quando ci porti un fidanzatino?” da parte di mia nonna. Stanca di non sorridere più.

Quella sera presi il coraggio che non avevo mai avuto, ed ebbi solo modo di proferire tre parole, con la voce che mi tremava: “Io sono lesbica”. Tre parole. Semplici. Secche. Liberatorie. La reazione da parte dei miei genitori è stata del tipo “lo sapevamo” ma non mi importava più, ormai l’avevo detto, la “frittata” era fatta. Non ricordo nemmeno più la reazione dei miei nonni e dei miei zii, il cuore mi batteva troppo forte e mi si era annebbiata la vista. Ricordo solo che il cenone di Natale si è fatto ugualmente, quindi non devo aver turbato più di tanto “lo spirito natalizio”.

La cosa importante è che ho trovato il coraggio di essere quello che sono, di ricominciare a sorridere, di non nascondermi più, perché io non sono sbagliata.

E questa lettera vuole solo essere una lettera di ringraziamento perché penso che tu mi abbia portato fortuna, o almeno così la mia immaginazione vuole credere.

E tu rimarrai sempre nei miei sogni.

Grazie Babbo Natale”

 

Lettera #2

Ciao Babbo,

come butta in quel di Lapponia?

Vorrei chiederti una cosa, visto che anche tu come me vivi in un paese sperduto e penso proprio che puoi capire la mia frustrazione ormonale. Diciamocela tutta Babbo: mi sa tanto che anche tu stai messo male male.

Ecco il mio desiderio: potresti farmi incontrare una persona omosessuale che abiti vicino a me e non ad anni luce di distanza? Non posso richiedere miracoli del genere alla Madonna perché non credo che sarebbe d’accordo con questa mia richiesta, almeno così mi dicono. Ma se ti dico un gay bellissimo col quale stare notte e giorno e copulare come conigli?

So che è una richiesta un po’ hard per essere fatta a te, che di solito hai a che fare con i bambini che ti chiedono solo giocattoli. Non ci sei abituato, ma i tempi evolvono, ed anche tu se vuoi essere un Babbo Natale figo devi stare al passo. Anche io potrei richiederti altro genere di giocattoli, ma penso che debba prima cominciare a fare un attimo di esperienza prima di passare ad altro. Sono stanco di finanziare compagnie di treni e autobus per andare in posti lontano da me, dopo che mi faccio mille film mentali su un tipo conosciuto su Grinder o su Facebook, per poi essere deluso dall’incontro.

Voglio una persona a Km 0, come la verdura e la frutta. Una cosa del tipo “cotta e magnata”, come se dice a Roma. Solo incontrarla, non ti chiedo altro, al resto ci penso io.

Babbo, che se po’ fa? Famme sapè

Ciao Babbo, e forza Roma”

 

Lettera #4

“Ciao Babbo Natale,

ti scrivo perché tanto se urlassi al mondo quello che sento dentro, nessuno mi darebbe ascolto. Anche se vivo in una grande città, la mentalità non è aperta così come vogliono far credere al mondo. Milano, la città della moda, la città dell’ordine, la città degli aperitivi.

Non è così. Io non posso passeggiare mano nella mano con il mio ragazzo, perché abbiamo addosso gli occhi di tutti. Qualcosa che è normale è visto con schifo da tutti, uomini e donne. Durante un aperitivo, ho dato un semplice bacio a stampo al mio ragazzo. Siamo stati allontanati dal locale perché “non eravamo persone gradite”.

Malgrado le timide proteste, “per il quieto vivere” io ed il mio compagno abbiamo lasciato il locale. Pensavamo fosse finita lì. Purtroppo no. Siamo stati raggiunti da un gruppo di ragazzi, credo che potessero avere dai 16 ai 22 anni. Prima hanno cominciato con gli insulti, poi, vedendo che io ed il mio compagno non rispondevamo ma continuavamo a passeggiare, hanno cominciato con gli spintoni. Non bastava essere etichettati come “culattoni di merda, froci maledetti”. Sarebbero passati alle botte vere e proprie se non ci fossimo infilati in un ristorante per evitare il peggio.

Quindi, caro Babbo, ti chiedo solo una cosa: che finalmente in Italia venga riconosciuto il reato di omofobia, perché così, con l’ansia di essere pestato da un giorno all’altro, solo perché AMO una persona del mio stesso sesso, non riesco più a vivere.

Grazie per aver letto questa lettera e per avermi ascoltato.

Un abbraccio”

 

Ogni riferimento a persone esistenti o a fatti realmente accaduti è puramente casuale e frutto della mia immaginazione.

 

Zia Ile

 

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