Il coming out di Paola Egonu, promessa della pallavolo italiana.

Il coming out di Paola Egonu, promessa della pallavolo italiana.

20 ottobre 2018, Yokohama, Giappone.

È quasi mezzogiorno e ti stai preparando per affrontare la prima vera finale importante della tua vita. Hai 19 anni, sai di essere forte, di essere quello che il mondo della pallavolo definisce un “talento”, anche se preferisci rimanere umile e andare avanti ad allenarti a testa bassa. Sai di avere delle amiche, un’intera squadra di amiche, molto unita e sulla quale puoi contare, sempre! Soprattutto adesso che stai per scendere in campo ad affrontare una Serbia più agguerrita che mai, con la voglia di replicare il primo posto del campionato europeo dello scorso anno.

Nell’aria, si avverte un clima di tensione talmente alto che quasi fa paura ma no! Non si ha tempo per avere paura con tutta questa adrenalina che ti scorre nelle vene.

 

-E se non fossi pronta? Se non fossi all’altezza? Se dovessi fallire, sbagliare troppo, mancare punti facili? Ho solo 19 anni, cavolo! Se non fossi abbastanza per la finale del mondiale? -.

-Mmm basta con questi pensieri! Ora devo concentrarmi. Siamo una famiglia unita, accada quel che accada, scenderemo in campo facendo al meglio ciò che amiamo! -.

 

Ci si racchiude in un cerchio e si prega, ci si fa forza e si vola con il pensiero a casa, ai genitori, ai fidanzati, agli amici. Una forza inesauribile che portiamo sempre con noi.

Arriva il fischio di inizio e parti alla stra grande. Punto dopo punto arrivi a portare a casa un set che ha già il sapore di oro. Poi però qualcosa va storto: la tensione si fa sentire, l’attenzione cala e la Serbia porta a casa quel secondo set.

Tra Schiacciate che abbattono i muri e palle out per un soffio arrivi a quel diabolico tie-break, il set decisivo che stabilirà una volta per tutte chi sarà il vincitore.

Milioni di italiani sono incollati alla televisione per sostenere quelle ragazze che, dal nulla, sono arrivate sul tetto del mondo. Per una volta, il calcio è passato in secondo piano perché siamo un pochino tutti più uniti quando c’è da fare il tifo per la patria.

L’ansia sale e il cuore va mille. L’ Italia intera sta aspettando la fine, perché questa è una di quelle partite che capitano una volta ogni 2, 3 o forse 5 anni. Una di quelle che racconterai ai tuoi figli quando li accompagnerai agli allenamenti.

Il respiro sospeso quando quel maledetto pallone tocca terra regalando il punto alla Serbia e proclamandola campione del mondo.

Le lacrime.

L’amarezza.

La sconfitta.

A 19 anni è tutto più difficile da elaborare: ti senti deluso, triste, arrabbiato con te stesso e con il mondo, soprattutto lei, soprattutto Paola Egonu che, nonostante l’enorme talento per quei soli 19 anni, si lascia prendere dallo sconforto. Ma Paola è una ragazza fortunata, un talento della pallavolo che, nonostante la vittoria sfumata ha sempre qualcuno su cui contare:

 

Dopo la finale ero in lacrime, ho chiamato la mia fidanzata: mi ha detto che le sconfitte fanno male ma ci insegnano sempre qualcosa”. “Ho una fidanzata. Lo dico con grande semplicità? Infatti, lo trovo normale”.

Perché sì, alla fine è una cosa normale. Forse non saremo arrivati da campioni sul tetto del mondo, però l’amore, avete presente quello incondizionato che non conosce confine? Ecco proprio quello, vince sempre.

 

“Penso che l’amore sia in tutto.

La telefonata di un amico, le compagne di squadra che si interessano a te e tu a loro. Nasciamo con l’amore della mamma che vorrebbe fossimo protetti per la vita. Non va sempre così ma in questo momento per me sì.

Siamo italiane, per me avere origini diverse è normale. Mi sono stupita di chi si è stupito dell’amore del Paese verso di noi. Ho vissuto episodi di razzismo, è normale ma non dovrebbe esserlo”.

 

Paola è il vero simbolo di una nazionale multietnica, fresca e unita. Un grande passo avanti per un Paese che ha bisogno di una vera e propria rivoluzione umana per poter fronteggiare l’ignoranza che si cela dietro l’omofobia.

 

Kla Canepari

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